Il SIC, attraverso i mass media ed i canali social, ha appreso che una giovane Carabiniera nel modenese è stata ingiuriata dal suo diretto Ufficiale Comandante, il quale ha “apposto il suo visto con un pennarello sulla fronte della Collega”.
L’inaccettabile comportamento dell’Ufficiale, qualora accertato, appare teso esclusivamente all’umiliazione della vittima, con un gesto che potrebbe averla sottoposta ad un crudele ed ingiusto stress psicologico, finanche con il rischio di minarne l’autostima.
Episodi traumatici o imbarazzanti come quello riferito dai mass media, oltre a ledere potenzialmente il carattere di chi li subisce, espongono, inevitabilmente, l’Arma dei Carabinieri a commenti sfavorevoli.
Si tratta di imposizioni, nella convivenza all’interno degli ambienti militari, di un insieme di regole diverse e aliene da quelle proprie della disciplina militare.
Altresì, il reato di ingiuria che qui si configura assume un valore di ulteriore gravità per la situazione ed il contesto in cui si è configurato.
Un militare superiore di grado, infatti, oltre che di tutelare la disciplina stessa, ha l’obbligo di tutelare il morale dei militari di grado inferiore, considerato un vero e proprio patrimonio indisponibile.
L’ordinamento militare è molto severo, tuttavia la disciplina non è una caratteristica unidirezionale e anche un superiore che commette ingiuria verso un subordinato deve essere punito.
Il SIC ripone la massima fiducia nella corretta valutazione di quanto verificatosi da parte delle competenti Autorità Giudiziarie e Militari e continuerà a tutelare con estrema fermezza la dignità dei propri Associati, stigmatizzando comportamenti disdicevoli che ledono il prestigio della nostra Istituzione.
Fluminimaggiore, 20.05.2024