In questi giorni abbiamo assistito al clamore mediatico suscitato dalla rimozione del Generale Oresta dal Comando della Scuola Allievi Marescialli di Firenze, in seguito ad alcune dichiarazioni pronunciate pubblicamente a conclusione del triennio formativo.
Non spetta a noi giudicare nel merito le decisioni adottate dal Comandante Generale dell’Arma, che siamo certi abbia agito nella piena legittimità, nella piena osservanza del Codice dell’Ordinamento Militare e nell’interesse dell’Istituzione.
Ma ciò che ci sentiamo in dovere di denunciare, con forza, è l’ipocrisia di chi oggi si indigna solo perché colpito è un alto ufficiale.
Alcune sigle sindacali le stesse che in passato attaccarono violentemente lo stesso Generale in occasione di vicende ben più drammatiche, oggi scoprono improvvisamente il valore della solidarietà e si ergono a difensori del “pensiero libero”.
Se il trasferimento avesse interessato un Brigadiere, di un Maresciallo o di un Appuntato, sarebbe calato il silenzio. E questo, noi del SIC, non possiamo più accettarlo.
Noi diciamo BASTA A QUESTO TEATRINO.
Perché quando a essere trasferito è un nostro collega “senza stellette”, per aver espresso un disagio, segnalato un disservizio, o più banalmente ricevuto una lettera anonima di minaccia o intrapreso una relazione sentimentale sgradita, nessuno dice nulla.
Nessun comunicato…….Nessuna indignazione……Nessuna mobilitazione.
Eppure si tratta di uomini e donne con famiglie, mutui, dignità e responsabilità istituzionali.
Come Sindacato Indipendente Carabinieri, vogliamo essere chiari, non ci interessa entrare nel merito della vicenda del Gen. Oresta, né cavalcare mediaticamente un caso che ha già suscitato abbastanza tensione.
Ma non possiamo rimanere in silenzio di fronte a due pesi e due misure.
La dignità di un Carabiniere non dipende dal grado o dal ruolo.
Noi non rincorriamo i trend del momento, noi costruiamo una linea coerente nel tempo, la difesa silenziosa dei deboli, non l’applauso rumoroso ai potenti.
Ogni Carabiniere, di ogni ruolo e grado, è soggetto al Codice dell’Ordinamento Militare e alle norme di disciplina, principio che non discutiamo e che rispettiamo con senso dello Stato.
E ancor prima, ciascuno di noi ha prestato giuramento solenne alla Repubblica, alla Costituzione, alla Legalità e all’Onore del servizio.
Quel giuramento non è un dettaglio è la bussola di ogni nostra azione.
Lo è per i Comandanti e per i Carabinieri semplici, per chi indossa la divisa da un mese o da trent’anni.
È su quella coerenza che si misura il nostro valore istituzionale, ogni giorno.
Ma quando si colpisce un uomo, che sia un Generale o un Carabiniere, occorre anche valutare l’effetto che questo ha sul clima interno dell’Arma e sul rispetto dei diritti individuali.
E allora, se il silenzio davanti ai trasferimenti punitivi dei semplici Carabinieri è diventato normalità, questo silenzio noi lo romperemo. Sempre.
Con coraggio, con coerenza, con dignità.