Ieri, in una giornata segnata dal dolore e dal lutto per la perdita di tre Carabinieri e numerosi feriti tra i servitori dello Stato, l’Italia ha assistito sgomenta a nuovi episodi di violenza urbana.
A Udine, in occasione della partita Italia–Israele, la manifestazione pro-Palestina è degenerata in scontri feroci, lanci di bottiglie e pietre, cassonetti incendiati, giornalisti e operatori feriti, circa venti persone trattenute dalla Questura.
Le cronache ufficiali riportano che un giornalista è stato colpito alla testa, riportando un trauma cranico importante, ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale, mentre altri operatori dell’informazione e appartenenti alle forze dell’ordine hanno riportato contusioni durante gli scontri.
Le Forze dell’Ordine, oggetto di violenti attacchi, sono state costrette a intervenire con idranti e lacrimogeni per ripristinare l’ordine pubblico e mettere in sicurezza l’area.
Scene che nulla hanno a che vedere con la libertà di espressione, ma che rappresentano l’ennesima sfida allo Stato e alla sicurezza dei cittadini. È doveroso ricordare che il diritto di manifestare non può trasformarsi in un pretesto per distruggere, aggredire, colpire chi serve lo Stato e difende le istituzioni democratiche.
Mentre l’Arma dei Carabinieri piange i propri caduti e lo Stato onora uomini che hanno sacrificato la vita per il Paese, altri scelgono la strada della violenza e del disprezzo. È un contrasto morale e civile che non può lasciarci indifferenti.
Non esistono zone franche dove la legge si sospende, non esistono giustificazioni per chi scende in piazza a creare terrore.
Il SIC esprime vicinanza a tutti gli operatori delle Forze dell’Ordine e ai giornalisti feriti e ribadisce la necessità che lo Stato garantisca mezzi, tutele e rispetto a chi ogni giorno difende la sicurezza collettiva.
Le piazze italiane devono tornare a essere luoghi di libertà, non di violenza organizzata.
Il Governo, il Ministero dell’Interno e le Istituzioni competenti intervengano con fermezza e responsabilità: individuare i responsabili, proteggere i cittadini e sostenere chi opera in prima linea non è solo un atto di giustizia, ma di civiltà.
Proprio mentre il SIC entrava al Senato della Repubblica per discutere dei reali pericoli che affrontano quotidianamente cittadini e Forze dell’Ordine, la realtà ha mostrato ancora una volta quanto urgente sia ristabilire una linea di ordine, legalità e rispetto per la vita.
Le donne, i bambini, gli anziani e tutti i cittadini onesti hanno diritto a vivere in sicurezza.
Lo Stato non arretri di un millimetro.

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