La scorsa notte, a Roma, quattro immigrati tunisini, a bordo di un’auto di grossa cilindrata, hanno prima forzato un posto di controllo dei Carabinieri e poi hanno aggredito violentemente i militari che erano riusciti a fermarli.
È solo l’ennesima manifestazione di una deriva pericolosa e ormai quotidiana.
Una violenza che si consuma nelle strade e che colpisce chi indossa una divisa ed è chiamato, senza alternative, ad affrontare il disordine, l’arroganza, l’illegalità.
Come SIC, non ci limitiamo a denunciare. Vogliamo dire con chiarezza che non basteranno leggi più dure, regole di ingaggio più severe o equipaggiamenti più avanzati a invertire questa rotta, se non accompagnati da una riflessione collettiva profonda, sincera, e soprattutto da un cambio di passo sistemico.
Perché la sicurezza non può essere delegata solo alle Forze dell’Ordine, né lasciata alla loro esposizione quotidiana.
Parallelamente, è tempo che lo Stato investa in un nuovo patto per la sicurezza sociale.
Serve, inoltre, formazione continua, chiarezza operativa, piena fiducia istituzionale.
Abbiamo bisogno, sì, di tutele legali più forti, ma anche e soprattutto di essere messi nelle condizioni di poter agire con consapevolezza, lucidità, competenza e prontezza, facendo leva su ciò che siamo e su ciò che sappiamo fare.
Noi Carabinieri non siamo impiegati di un ufficio pubblico, dove tutto è regolato, previsto, calendarizzato.
Ogni pattuglia, ogni controllo, ogni inseguimento può trasformarsi in un teatro imprevedibile che richiede di adottare reazioni operative in una frazione di secondo.
E le conseguenze di questo agire vengono spesso amplificate, strumentalizzate, giudicate col senno di poi, ignorando completamente il contesto operativo, il pericolo, l’urgenza.
Ogni aggressione a un Carabiniere è un fallimento culturale, sociale, sistemico.
Ogni silenzio istituzionale è una resa che non ci appartiene.
Noi continueremo a fare il nostro dovere, ma pretendiamo che lo Stato ci stia accanto, non un passo indietro.
Le chiacchiere le porta via il vento. Noi, il vento, lo affrontiamo ogni giorno.
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